L'ABC della previdenza: i commercianti
Quale pensione per i lavoratori autonomi (non iscritti ad alcun Albo professionale)? Dalla misura della contribuzione obbligatoria alla decorrenza dei trattamenti previdenziali, l'ABC della previdenza di base per i commercianti
CONTRIBUTI OBBLIGATORI (Quanto costa la pensione)
Aliquota contributiva
Laliquota contributiva per il 2022 è pari al 24,48%, con leccezione dei familiari collaboratori di età fino ai 21 anni che pagano invece il 23,28%.
Nel dettaglio, per gli iscritti alla gestione degli esercenti attività commerciali, allaliquota contributiva di base del 24% deve essere sommato lo 0,48% a titolo di aliquota aggiuntiva e destinato ad alimentare lindennizzo per la cessazione definitiva dellattività commerciale. Dovuto inoltre un contributo per le prestazioni di maternità stabilito, per gli iscritti alle gestioni degli artigiani e dei commercianti, nella misura di 0,62 euro mensili.
Attenzione! Laliquota è elevata di un punto (25,48%) per la quota di reddito dimpresa eccedente il cosiddetto tetto pensionabile dei lavoratori dipendenti, pari a 48.279 euro per il 2022.
Minimale e massimale
Il minimale di reddito è fissato in base alla retribuzione minima da assoggettare a contributi che le disposizioni vigenti fissano annualmente per i dipendenti del settore. Per il 2022, il minimale di reddito risulta pari a 16.243 euro. Il contributo minimo è dunque pari a 3.983,73 euro (24,48% di 16.243 più 7,44 euro per il fondo maternità), ridotto a 3.788,81 per i collaboratori di età inferiore rispetto ai 21 anni.
La legge prevede inoltre un massimale imponibile di reddito dimpresa - oltre il quale non è dovuta la contribuzione previdenziale - stabilito in misura pari al tetto di retribuzione pensionabile previsto per i lavoratori dipendenti, maggiorato di 2/3. Il massimale di reddito annuo 2022 è pari a 80.465 euro, ricavato dalla prima fascia del cosiddetto tetto di retribuzione pensionabile (48.279 euro) maggiorato di due terzi.
La contribuzione 2022
Per i lavoratori privi di anzianità contributiva alla data del 31 dicembre 1995 che si iscrivono a far data dall'1 gennaio 1996 a forme pensionistiche obbligatorie - un massimale annuo della base contributiva e pensionabile. Tale massimale, fissato in lire 132 milioni per lanno 1996, viene rivalutato annualmente sulla base dellindice Istat dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (il limite relativo al 2021 è di 103.055 euro).
TRATTAMENTI PENSIONISTICI
Il diritto alle prestazioni pensionistiche è subordinato alle condizioni che in via generale sono il verificarsi dell'evento protetto (ad esempio il compimento di una determinata età) e il possesso da parte dell'assicurato di determinati requisiti contributivi e assicurativi.
La pensione di vecchiaia
La pensione di vecchiaia viene riconosciuta qualora ricorrano contemporaneamente le seguenti condizioni: compimento dell'età pensionabile; raggiungimento di determinati requisiti contributivi; cessazione del rapporto di lavoro dipendente.
Spetta all'età di 67 anni mesi sia per gli uomini sia per le donne (il limite di età delle donne è parificato a quello degli uomini a partire dal 2018). I suddetti requisiti anagrafici, a far tempo dall'1 gennaio 2013, viene adeguato alla cosiddetta speranze di vita (sulla base dei dati forniti dallISTAT), con una periodicità dapprima triennale e divenuta biennale dal 2019.
L'evoluzione dell'età pensionabile nel tempo
Il diritto alla pensione di vecchiaia è riconosciuto quando il lavoratore possa far valere almeno 20 anni di contribuzione. Al fine di tutelare posizioni precedenti al 1993 (riforma Amato) è stabilito che si continuino ad applicare i precedenti requisiti (minimo di 15 anni) per i seguenti soggetti:
- lavoratori che abbiano maturato 15 anni di contributi alla data del 31 dicembre 1992;
- lavoratori che al 31 dicembre 1992 risultino ammessi alla prosecuzione volontaria. Non è richiesto che l'assicurato ammesso alla prosecuzione volontaria abbia anche effettuato versamenti anteriormente alla predetta data.
La pensione di vecchiaia contributiva
Per i lavoratori che hanno iniziato l'attività dall1 gennaio 1996 (privi di anzianità contributiva, anche allestero, al 31 dicembre 1995), la pensione di vecchiaia, dall1 gennaio 2012, richiede gli stessi requisiti di quelli previsti per i soggetti che risultano già assicurati alla data del 31 dicembre 1995: 67 anni di età e 20 anni di anzianità contributiva.
È inoltre possibile ottenere la pensione di vecchiaia contributiva alletà di 71 anni sia per le donne che per gli uomini, con almeno 5 anni di contribuzione effettiva, volontaria e da riscatto (non valgono i contributi figurativi). Viene richiesta la cessazione del lavoro dipendente.
Condizione
Affinché venga riconosciuta la pensione, limporto del trattamento non deve risultare inferiore a 1,5 volte lammontare annuo dellassegno sociale INPS (per il 2022 limite pari a 468,10 * 1,5 = euro 702,15 mensili). Si prescinde da questultima condizione (1,5 volte lassegno sociale), nel senso che la pensione viene comunque messa in pagamento, alletà di 71 anni e oltre, in presenza di un minimo di 5 anni di contribuzione effettiva.
Attenzione! A differenza dei dipendenti cui si richiede la cessazione del lavoro subordinato, ai lavoratori autonomi non si richiede la cessione dellattività o dagli eventuali elenchi professionali.
La pensione anticipata (ex pensione di anzianità)
La pensione anticipata è il trattamento previdenziale che si può ottenere in anticipo rispetto alletà prevista per la vecchiaia, da cui il nome.
Dall1 gennaio 2012 per la pensione anticipata è richiesta unanzianità contributiva pari a 42 anni e un mese per gli uomini e 41 anni e 1 mese per le donne. Tali requisiti sono aumentati di 4 mesi per lanno 2013, di un mese nel 2014 e di ulteriori 4 mesi dal 2016 secondo la parametrazione periodica agli andamenti demografici. Nella tabella che segue sono dunque riepilogati gli adeguamenti alla cosiddetta speranza di vita dal 2012 - anno della loro introduzione con la legge Monti-Fornero fino al 2020.
Attenzione! Proprio nel 2019 sarebbero dovuti ulteriormente aumentare i requisiti contributivi minimi sia per gli uomini sia per le donne: per i primi da 42 anni e 10 mesi a 43 anni e 3 mesi e per le seconde da 41 anni e 10 mesi a 42 anni e 3 mesi.
I requisiti richiesti per la pensione anticipata
Il decreto legge del 28 gennaio 2019, n.4 è tuttavia intervenuto sul tema dell'indicizzazione dell'anzianità contributiva rispetto allaspettativa di vita, bloccandola a 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva (un anno in meno per le donne): come recita il testo del decreto legge, il "blocco" è sperimentale e dunque in vigore dall1 gennaio 2019 al 31 dicembre 2026. Viene comunque introdotto un differimento della decorrenza di 3 mesi dalla data di maturazione dei requisiti pensionistici (la cosiddetta finestra mobile).
Attenzione! Per i lavoratori iscritti al sistema pensionistico pubblico a partire dal 1/1/1996 (cioè i lavoratori interamente assoggettati al regime contributivo non avendo maturato prima di quella data contribuzione neppure allestero), è previsto un ulteriore canale di accesso al pensionamento anticipato. Possono infatti accedere con unetà inferiore a quella prevista per il pensionamento di vecchiaia, fino a un massimo di 3 anni, dunque 64 anni per il 2022, se in possesso di almeno 20 anni di contribuzione effettiva (non sono considerati utili i contributi figurativi) e un importo minimo di pensione non inferiore a 1.310,68 euro mensili nel 2022, vale a dire pari ad almeno 2,8 limporto dellassegno sociale (importo è indicizzato in funzione del PIL nominale).
Opzione donna
Le lavoratrici possono ottenere il trattamento di anzianità con 35 anni di contribuzione e 59 anni di età, ma con una penalizzazione consistente nella liquidazione della pensione con il sistema completamente contributivo (la cosiddetta opzione donna). Tale possibilità è limitata alle pensioni con requisiti maturati entro e non oltre il 31 dicembre 2021.
Con la circolare 11/2019, lINPS ricorda che per raggiungere il requisito dei 35 anni di contribuzione non concorrono i contributi accreditati per malattia, disoccupazione e/o prestazioni equivalenti. Non solo, la circolare 11/2019 specifica inoltre che alle lavoratrici madri che accedono al pensionamento tramite opzione donna non si applicano le agevolazioni previste dalla Legge Dini (articolo 1, comma 40, della legge n. 335 del 1995). In sostanza, per le pensioni contributive non sono riconosciuti i contributi figurativi relativi ai periodi di assenza dal lavoro per motivi di educazione e assistenza dei figli fino al sesto anno di età o di assistenza al coniuge e al genitore, oltre a non essere riconosciuto lanticipo di quattro mesi per ciascun figlio, nel limite massimo di un anno. La circolare 6/2020 ha specificato che le lavoratrici che presentano domanda per opzione donna, dal momento che la misura comporta la conversione al metodo di calcolo contributivo, possono presentare, contestualmente, domanda di riscatto agevolato della durata legale del corso di studi universitari.
Nel caso del lavoro dipendente, la pensione decorre in ogni caso 12 mesi dopo la maturazione dei requisiti che diventano 18 mesi per le lavoratrici che hanno maturato contribuzione anche nella gestione artigiani e commercianti.
Lavori usuranti
Il lavoratore che svolge attività usuranti per almeno la metà della vita lavorativa o per 7 anni negli ultimi 10 beneficia di una particolare normativa, come specificato da INPS con la circolare 90/2017. Dall1 gennaio 2012, i lavoratori interessati - in possesso di unanzianità contributiva minima di 35 anni e di una determinata età anagrafica minima - possono accedere al trattamento pensionistico attraverso il cosiddetto sistema delle quote, date dalla somma dell'età anagrafica e dellanzianità maturata. I requisiti sono riepilogati nella tabella che segue, nella quale sono indicati anche i requisiti richiesti ai lavoratori notturni che prestano la loro attività a turni per un numero minimo di giorni lavorativi all'anno inferiore a 78.
I requisiti richiesti a partire dal 2016 restano congelati sino a tutto il 2026 in quanto nei loro confronti non trova applicazione né ladeguamento demografico alla speranza di vita né il posticipo della decorrenza, fissata per gli autonomi, al 18° mese successivo a quello di maturazione dei requisiti (la cosiddetta finestra mobile).
Lavoratori precoci
La Legge di Bilancio 2017 ha riconosciuto la necessità di un intervento in favore delle categorie di lavoratori cosiddette precoci che si trovano in condizione di particolare disagio lavorativo e/o economico. Sono definiti precoci i lavoratori che possono vantare almeno un anno (12 mesi, anche non continuativi) di contribuzione, riferiti a periodi di lavoro effettivo, precedenti il compimento del diciannovesimo anno di età.
Questi lavoratori, dall1 gennaio 2017, possono ottenere la pensione anticipata con 41 anni di contribuzione (in luogo dei richiesti 42 anni e 10 mesi, o 41 anni e 10 mesi, le donne), a condizione che si trovino in almeno uno dei seguenti profili di tutela:
a) assistano in qualità di caregiver, al momento della richiesta e da almeno 6 mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità (Legge n..104/1992) o parente o affine di 2° grado convivente se i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità hanno compiuto 70 anni o sono anch'essi affetti da patologie invalidanti o sono deceduti o mancanti;
b) presentino una riduzione della capacità lavorativa, accertata dalle competenti commissioni per il riconoscimento dellinvalidità civile, superiore o pari al 74%.
Lanticipo, in effetti, è di 22 mesi per gli uomini e di soli 10 mesi per le donne. Inoltre, dall1 gennaio 2019 e fino al 31 dicembre 2026, in base al DL 4/2019 il requisito di 41 anni non è più soggetto alladeguamento demografico del requisito contributivo alla variazione della speranza di vita, ma è assoggettato alla cosiddetta finestra mobile di 3 mesi: tra la maturazione del diritto e la decorrenza della pensione deve passare un periodo di 3 mesi.
TRATTAMENTI DI INVALIDITÀ
Sono previste due distinte prestazioni: lassegno di invalidità e la pensione di inabilità.
Assegno d'invalidità
Si considera invalido l'assicurato la cui capacità di lavoro in occupazioni confacenti alle sue attitudini sia ridotta a meno di 1/3, in modo permanente, a causa di infermità o difetto fisico o mentale.
Lassegno ha carattere temporaneo: viene infatti accordato solo per un triennio, suscettibile di riconferma sempre che il soggetto risulti ancora invalido. Alla scadenza del triennio, per ottenerne la conferma il titolare di assegno è tenuto a presentare apposita domanda. Dopo tre riconoscimenti consecutivi lassegno è confermato automaticamente e cioè indipendentemente dalla domanda dellinteressato. Al compimento dell'età pensionabile per la vecchiaia, sempre che ricorrano i relativi requisiti di contribuzione, l'assegno di invalidità si trasforma d'ufficio in pensione di vecchiaia.
Lassegno dinvalidità è ridotto proporzionalmente allentità dei redditi, conseguiti per attività lavorativa. In altri termini, allinvalido che continua a svolgere attività lavorativa e realizza una somma superiore a 4 volte il trattamento minimo INPS, lassegno viene ridotto del 25%. Se il reddito supera invece 5 volte lammontare annuo del minimo, la riduzione sale al 50%.
Invalidi e regimi di cumulo
* Si tratta di reddito da lavoro dipendente, autonomo o dimpresa
Il trattamento minimo annuo INPS del 2022 è pari a 6.809,79 euro annui, vale a dire 523,83 euro mensili.
Pensione dinabilità
Si considera inabile, ai fini del conseguimento del diritto a pensione, l'assicurato che a causa di infermità o difetto fisico o mentale, si trovi nell'assoluta e permanente impossibilità di svolgere qualsiasi attività lavorativa.
La pensione di inabilità è costituita dal trattamento effettivamente maturato sulla base della contribuzione versata, maggiorato di una quota pari a quella che linabile avrebbe maturato se avesse continuato a lavorare sino alletà di 55 (le donne) o 60 anni (gli uomini). Lanzianità contributiva da considerare non può comunque superare i 40 anni.
Requisito contributivo
Ai fini del perfezionamento del diritto all'assegno di invalidità e alla pensione di inabilità è richiesto il possesso dei seguenti requisiti di contribuzione: almeno 5 anni di contribuzione (260 contributi settimanali), di cui almeno 3 anni versati nel quinquennio precedente la presentazione della domanda.
La pensione ai superstiti
Il diritto alla pensione in favore dei superstiti sorge in caso di decesso del pensionato oppure del lavoratore in attività, a condizione che quest'ultimo, al momento del decesso, possa far valere almeno 15 anni di contribuzione, ovvero 5 anni, di cui almeno 3 versati nel quinquennio precedente la data della morte.
Aventi diritto
I superstiti beneficiari possono classificarsi in tre gruppi: il coniuge e i figli (minorenni, maggiorenni studenti sino a 21 anni ed universitari sino a 26 anni, ovvero inabili e a carico del genitore defunto), i genitori, i fratelli e le sorelle (in mancanza di coniuge e figli).
Quote spettanti
La misura della pensione è stabilita in una quota dellintero importo del trattamento già liquidato al lavoratore o che a lui sarebbe spettato. Le quote sono le seguenti: coniuge solo: 60%; coniuge e un figlio: 80%; coniuge e due o più figli: 100%. Qualora abbiano diritto a pensione soltanto i figli, ovvero i genitori o i fratelli o sorelle, le aliquote sono le seguenti: un figlio: 70%; due figli: 80%; tre o più figli:100%; un genitore: 15 %; due genitori: 30%; un fratello o sorella: 15%. La pensione ai superstiti non può, in alcun caso, risultare superiore allintero ammontare della rendita della quale risultava titolare, o che sarebbe spettata al lavoratore deceduto.
Se il superstite possiede redditi
La pensione attribuita ai superstiti, qualora il beneficiario faccia parte di un nucleo familiare dove non vi siano figli minori, studenti o inabili, è corrisposta nella misura ridotta: al 75%, in presenza di redditi imponibili IRPEF (escluso quello della casa di abitazione) dimporto annuo superiore a 3 volte il trattamento minimo INPS; al 60%, in presenza di redditi (escluso quello della casa di abitazione) dimporto annuo superiore a 4 volte il trattamento minimo; al 50%, in presenza di redditi imponibili Irpef dimporto annuo superiore a 5 volte il trattamento minimo INPS.
Il trattamento minimo annuo INPS del 2022 è pari a 6.809,79 euro annui, vale a dire 523,83 euro mensili.
Decorrenza e misura della pensione
La pensione di vecchiaia decorre dal mese successivo a quello in cui si maturano i requisiti richiesti per il diritto. La pensione anticipata (e di anzianità) decorrono, dal 2019, tre mesi dopo il compimento dei requisiti, con la cosiddetta finestra mobile. Lassegno di invalidità e la pensione di inabilità decorrono dal mese successivo a quello della relativa domanda. La pensione ai superstiti è fissata al mese successivo alla data del decesso del dante causa.
Misura della pensione
Il sistema di calcolo della pensione si differenzia a seconda dellanzianità contributiva maturata alla data del 31 dicembre 1995:
- per chi ha almeno 18 anni di contributi, il criterio utilizzato è misto, e cioè retributivo, per lanzianità maturata sino al 31 dicembre 2011, e contributivo per i periodi di attività successivi all'1 gennaio 2012;
- per chi ha meno di 18 anni di contributi, il criterio utilizzato è misto, e cioè retributivo, per lanzianità maturata sino al 31 dicembre 1995, e contributivo per i periodi di attività successivi all'1 gennaio 1996;
- per coloro che si sono iscritti, dall'1 gennaio 1996 (privi di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995) , si applica invece il solo criterio contributivo, strettamente collegato al valore della contribuzione versata nellarco dellintera vita lavorativa.
Criteri di calcolo della pensione
Attenzione! La Legge n. 190/2014 (art. 1, commi 707-709) ha stabilito che per i soggetti con più di 18 anni di contribuzione al 31 dicembre 1995, lINPS effettuerà il doppio calcolo su ogni pensione liquidata dal 2012 con i seguenti criteri:
- primo calcolo: applicando i criteri previsti dalla riforma Fornero, determinando limporto con il retributivo per i versamenti maturati al 31 dicembre 2011 e con il contributivo per quelli maturati dall'1 gennaio 2012;
- secondo calcolo: applicando il calcolo interamente retributivo per tutte le anzianità contributive maturate (sia antecedenti il 31 dicembre 2011, sia successivi) anche oltre i 40 anni complessivi di contribuzione.
Dal confronto dei due calcoli quello che sarà di minore importo verrà posto in pagamento. Restano escluse dal doppio calcolo le pensioni di inabilità.
Calcolo retributivo (reddituale)
La misura della pensione nel sistema retributivo è data dalla somma di due distinte quote (A + B). La prima (A) corrispondente allimporto relativo allanzianità contributiva maturata sino a tutto il 31 dicembre 1992; la seconda (B) corrispondente allanzianità contributiva acquisita dall'1 gennaio 1993 in poi. Per lanzianità maturata dal 1 gennaio 2012 si fa invece riferimento al sistema contributivo puro (quota C). La base pensionabile è costituita dalla media annua dei redditi assoggettati a contribuzione dei 10 anni che precedono la decorrenza, per la quota A e dalla media annua degli ultimi 15 anni per la quota B. I redditi utilizzati sono rivalutati tenendo conto dellinflazione.
Lammontare del trattamento è pari al 2% del reddito pensionabile per ogni anno di contribuzione: con 25 anni si ha diritto, quindi, al 50%, con 35 anni al 70% e così via, fino all80% con 40 anni, massima anzianità presa in considerazione.
Sulla quota di reddito annuo eccedente il cosiddetto tetto pensionabile (48.279 euro per il 2022), rivalutato annualmente sulla base degli indici Istat (costo vita), laliquota di rendimento per la Quota A si riduce come segue:
- all1,5% per la fascia eccedente il 33%;
- all1,25% per la fascia compresa tra il 33% e il 66%;
- all1%, infine, per lulteriore fascia di reddito annuo pensionabile eccedente il 66%.
Laliquota di rendimento da applicare al reddito pensionabile utilizzato per la quota B, è invece determinata come segue:
- 1,6%, per ogni anno di contribuzione, della fascia eccedente il 33% del tetto;
- 1,35%, per ogni anno di contribuzione, della fascia compresa tra il 33 e il 66% eccedente il tetto;
- 1,10%, per ogni anno di contribuzione, della fascia compresa tra il 66% e il massimale contributivo pensionabile.
Aliquote di rendimento pensioni 2022
* Da utilizzare per il calcolo della quota A, ossia in riferimento alla contribuzione versata a tutto il 31 dicembre 1992.** Da utilizzare per il calcolo della quota B, ossia in riferimento alla contribuzione versata nel periodo compreso tra l'1 gennaio 1993 e il 31 dicembre 2011 (invece la quota di pensione relativa al periodo compreso tra l'1 gennaio 2012 e la data di decorrenza della pensione è calcolata con il metodo contributivo).
Lintegrazione al minimo
Quando l'importo della pensione, calcolato con il criterio retributivo sulla base della contribuzione effettivamente versata risulta inferiore a una certa cifra (il minimo stabilito dalla legge) si procede alla cosiddetta integrazione, che rappresenta quindi la differenza, a carico dello Stato, tra la quota effettivamente maturata e la soglia stabilita.
Le condizioni da rispettare affinché scatti l'integrazione sono due: chi richiede la pensione non deve avere altri redditi assoggettati a IRPEF di importo superiore a 2 volte il trattamento minimo; il reddito complessivo della coppia (pensionato e relativo coniuge) non deve superare l'importo annuo di 4 volte il minimo.
Limporto nel 2022 è pari a 523,83 euro/mese.
Calcolo contributivo
Il sistema contributivo funziona ad accumulo. Il lavoratore provvede, con il concorso dell'azienda, ad accantonare annualmente il 33% del proprio stipendio. Il capitale versato produce una sorta di interesse composto, a un tasso legato alla dinamica quinquennale del Pil (il prodotto interno lordo) e all'inflazione.
Alla data del pensionamento al montante contributivo, ossia la somma rivalutata dei versamenti effettuati, si applica un coefficiente di conversione che cresce con laumentare delletà. Con riferimento al 2022, ad esempio, il coefficiente è pari al 4,515%, per chi chiede la rendita a 60 anni, sale al 5,220% per chi resiste fino a 65 anni e al 6,215% se si decide di arrivare fino a 70 anni. A partire dal 2019, i coefficienti di trasformazione sono rivisti ogni due anni - in precedenza lo erano ogni 3 - sulla base della evoluzione degli andamenti demografici (speranza di vita).
Per le pensioni liquidate a soggetti di età inferiore a 57 anni (pensione di inabilità e pensione ai superstiti) si applica il coefficiente di trasformazione previsto per coloro che hanno compiuto i 57 anni.
Attenzione! Per le pensioni liquidate sulla base del criterio contributivo, le disposizioni sull'integrazione al minimo non trovano applicazione.
La rivalutazione delle pensioni
La perequazione delle pensioni è la rivalutazione annuale degli importi dei trattamenti pensionistici per adeguarli al costo della vita. Si applica a tutti i trattamenti pensionistici erogati dalla previdenza pubblica, dalle gestioni dei lavoratori autonomi, dalle gestioni sostitutive, esonerative, esclusive, integrative ed aggiuntive; trova applicazione per le pensioni dirette e ai superstiti (pensione di reversibilità e pensione indiretta), indipendentemente che siano integrate al trattamento minimo. Lapplicazione della perequazione avviene al 1° gennaio di ogni anno sulla base degli incrementi dellindice annuo dei prezzi al consumo accertati dallIstat.
Il decreto ministeriale del 17 novembre 2021 ha stabilito che la percentuale di variazione per il calcolo della perequazione delle pensioni per il 2021 è pari a 1,7% dal 1° gennaio 2022.
La rivalutazione dipenderà dalle fasce di reddito:
100% dellinflazione, ovvero in misura piena, per le pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo;
90% dellinflazione per le pensioni comprese tra 4 e 5 volte il trattamento minimo;
75% dellinflazione per le pensioni oltre 5 volte il trattamento minimo.
Il trattamento minimo di riferimento in pagamento dal primo gennaio 2022 è pari a 523,83 euro.
Regime del cumulo
Il cumulo pensione-reddito da lavoro è ormai un problema che riguarda esclusivamente i beneficiari della pensione di invalidità. I titolari della vecchiaia, infatti, da tempo possono svolgere sia attività di lavoro dipendente che da autonomo, senza subire alcuna riduzione della pensione. Lo stesso vale per i titolari dei trattamenti anticipati/anzianità a partire dal 2009.
* La trattenuta non può comunque superare il 30% del reddito da lavoro
*Per il 2022, la misura del trattamento minimo è pari a 523,83 euro
Attenzione! Chi andrà in pensione con Quota 102 o Quota 100 non potrà percepire redditi da lavoro dipendente o autonomo fino al raggiungimento delletà prevista per la pensione di vecchiaia (attualmente, 67 anni): allassoluto divieto di cumulo durante il periodo di anticipo pena la sospensione della pensione stessa è comunque prevista una deroga per il lavoro autonomo occasionale entro il limite annuale di 5.000 euro lordi annui. Così come chiarito da INPS con il messaggio 54/2020, chi richiede la pensione in Quota 102 o Quota 100 deve dichiarare lassenza o meno di redditi incumulabili, mediante la presentazione del modello AP140 in fase di domanda di pensione. Coloro che sono già titolari di pensione in Quota 102 o Quota 100 devono, invece, presentare il modello AP139 per dichiarare a preventivo o a consuntivo la percezione di redditi cumulabili o incumulabili con la pensione in Quota 102 o Quota 100.
Le novità introdotte dalla Legge di Bilancio per il 2022
La Legge di Bilancio per il 2022 è nuovamente intervenuta sulla materia previdenziale, estendendo anche allanno in corso alcuni istituti - come APE sociale e opzione donna - già prorogati per il 2021 dalla precedente manovra economico-finanziaria. Si descrivono quindi sinteticamente di seguito alcune delle principali novità introdotte dalla legge 234/2021.
Per ulteriori approfondimenti si rimanda alle schede Wikiprevidenza dedicate.
Proroga dell'APE sociale
Confermata anche per il 2022 la possibilità di ricorrere allanticipo pensionistico mediante APE sociale, sociale della quale vengono sostanzialmente conservate anche le principali caratteristiche.
In particolare, lAPE sociale permette a specifiche categorie di lavoratori individuate dalla legge di ottenere, una volta raggiunti i 63 anni di età e i 30 anni di contributi (36 per gli addetti alle mansioni gravose; previsto invece uno sconto fino a 2 anni per le lavoratrici madri), una sorta di assegno ponte fino alla maturazione dei requisiti necessari alla pensione di vecchiaia. Nel concreto, si traduce quindi in una sorta di sussidio di accompagnamento alla pensione conditio sine qua non è ovviamente la non titolarità di alcuna pensione diretta erogato dallo Stato a soggetti che si trovano in condizioni di particolare bisogno (disoccupati, caregivers, invalidi civili e addetti a mansioni gravose) così come individuati dalla legge.
Proroga di opzione donna
Si tratta di unopzione indirizzata, come suggerisce il nome stesso, alle sole donne, cui è concesso di accedere alla pensione con almeno 35 anni di contribuzione e 59 anni di età se autonomi in alternativa alle altre forme di pensionamento, laddove i requisiti siano stati maturati entro il 31 dicembre 2021.
Il perfezionamento del requisito contributivo implica lesclusione della contribuzione figurativa accreditata per disoccupazione, malattia e/o prestazioni equivalenti. Non solo, la circolare 11/2019 specifica inoltre che alle lavoratrici madri che accedono al pensionamento tramite opzione donna non si applicano le agevolazioni previste dalla Legge Dini (articolo 1, comma 40, della legge n. 335 del 1995). In sostanza, per le pensioni contributive non sono riconosciuti i contributi figurativi relativi ai periodi di assenza dal lavoro per motivi di educazione e assistenza dei figli fino al sesto anno di età o di assistenza al coniuge e al genitore, oltre a non essere riconosciuto lanticipo di quattro mesi per ciascun figlio, nel limite massimo di un anno.
Prevista poi una finestra tra la maturazione dei requisiti e leffettiva ricezione del proprio assegno pensionistico. Il tempo di attesa è pari a 18 mesi per le lavoratrici autonome (che si riducono a 12 mesi per le lavoratrici dipendenti)
Attenzione! Limporto della pensione ottenuta con opzione donna viene interamente calcolato con il metodo contributivo, a prescindere da quando sono stati effettivamente versati i contributi (sistema misto o ex retributivo): nella maggior parte dei casi, ciò si traduce di fatto in una penalizzazione nellimporto dellassegno pensionistico.