Le basi della previdenza: guida alle pensioni in Italia

Essere previdenti significa anche... essere ben informati sul proprio futuro, così da poterlo pianificare e gestire al meglio: cosa succede dopo aver lasciato il mondo del lavoro? Ecco la sezione di Pensioni&Lavoro dedicata a regole e dinamiche di funzionamento del sistema previdenziale italiano

Il sistema di protezione sociale è l’insieme di tutte quelle attività innanzitutto pubbliche (welfare state), e quindi eventualmente anche private che, all’interno di un certo Paese, assicurano ai cittadini un buon livello di benessere sociale, migliorandone quanto più possibile la qualità della vita. È il caso, ad esempio, del Servizio Sanitario Nazionale o, ancora, del sistema di previdenza obbligatoria, pensato per assicurare una rendita, e quindi un tenore di vita dignitoso ai lavoratori, anche una volta lasciato il mercato del lavoro. 

 

Cos’è la previdenza e come funziona in Italia? 

Cosa significa dunque parlare di previdenza nel nostro Paese? Innanzitutto, fare una corretta informazione su cosa indichi su questo termine: nella sua accezione più ampia, la previdenza indica tutte le attività poste a tutela dei rischi e dei bisogni della vita umana (infortuni, invalidità, perdita del lavoro o della casa, sostegno alla famiglia, ma anche invecchiare e non riuscire più a generare reddito o, nel peggiore dei casi, a essere autosufficienti). Ragione per la quale, tende spesso a essere utilizzato con riferimento specifico al sistema pensionistico e, in particolar modo, alle prestazioni IVS, erogate a fronte del versamento nel corso della propria carriera professionale dei cosiddetti "contributi". 

Figura 1 – Cosa vuol dire parlare di "previdenza"

Figura 1 – Perché il nostro sistema pensionistico è obbligatorio

Fonte: Guida alla Giornata Nazionale della Previdenza e del Lavoro, Itinerari Previdenziali 

In Italia, tutti i lavoratori - autonomi, dipendenti o parasubordinati - hanno infatti per legge l'obbligo di assicurarsi al fine di dotarsi specifiche coperture previdenziali e assistenziali per invalidità, vecchiaia e superstiti (da cui, l’acronimo IVS con è spesso definito il sistema): il versamento periodico di una certa quota della retribuzione o dei compensi maturati al proprio ente pensionistico di rifermento implica il successivo accesso ai servizi di previdenza sociale così come previsti dalla legislazione. In altri termini, il versamento dei contributi è essenziale per acquisire o conservare il diritto alla riscossione della pensione al termine della propria carriera professionale (secondo i requisiti previsti dalla legge). 

Attenzione! Ulteriori prestazioni possono però essere offerte, anche nel corso della vita lavorativa del contribuente, al verificarsi di particolari condizioni: ad esempio, allo scopo di salvaguardare il reddito a seguito della cessazione del rapporto di lavoro o di diminuzione della propria capacità contributiva o, ancora, al verificarsi di altri eventi che rendano necessario il sostegno al reddito familiare. 

In altre parole, il sistema pensionistico italiano non si limita a garantire protezioni e sostegno economico ai lavoratori e alle loro famiglie nel corso della vecchiaia e nei casi di invalidità e premorienza, ma fornisce anche assistenza e mezzi di sostentamento anche a coloro che, pur non avendo maturato i requisiti strettamente necessari a una prestazione previdenziale, si trovano in condizioni reddituali o socio-economiche di particolari difficoltà. In questo senso, l’aggettivo previdenziale può dunque infine assumere una connotazione particolarmente stringente: sono cioè previdenziali le prestazioni effettivamente sostenute dal versamento di contributi così come previsto dai requisiti necessari per averne accesso, mentre si dicono assistenziali quelle prestazioni economiche o socio-economiche non direttamente finanziate dai contributi dei lavoratori. Anche in questo caso, l’accesso alla prestazione richiederà degli specifici requisiti, ma non necessariamente di tipo contributivo, anzi piuttosto finalizzati alla verifica del sussistere di una condizione peculiare.

Tale distinzione si riflette di fatto anche sul finanziamento del sistema. Il cosiddetto sistema di “primo pilastro”, vale a dire il sistema previdenziale obbligatorio, è infatti in prima istanza sostenuto economicamente attraverso il finanziamento dei contributi, che possono assumere varia forma a seconda dei soggetti contribuenti. Nel caso di gestioni in deficit o di prestazioni non direttamente sorrette da versamenti contributivi (come accade per l’appunto nel caso di misure di tipo assistenziale), il finanziamento può poi ulteriormente integrato attingendo alla fiscalità generale.

Proprio perché si tratta di una materia delicata e, peraltro, strettamente connessa alla salute generale del bilancio pubblico, essere previdenti… significa anche essere adeguatamente informati! E consapevoli di regole di funzionamento, opportunità ed eventuali elementi di vulnerabilità del nostro sistema. Nella guida alla previdenza di base di Pensioni&Lavoro ecco allora un compendio di tutte le informazioni utili a comprendere struttura e caratteristiche del nostro sistema pensionistico: 

- Come si costruisce la pensione? Dal perché è bene pensarci da subito al funzionamento del metodo di calcolo contributivo introdotto dalla riforma Dini, una raccolta di schede per capire cosa sono i contributi e “dove vanno a finire” quelli versati 
 

- Quali prestazioni è possibile ottenere? Dalle pensioni di anzianità e vecchiaia a quella di reversibilità, una sezione dedicata alle principali prestazioni, previdenziali e assistenziali, riconosciute dal sistema italiano e tutte le info utili su chi (e come) può farne richiesta 
 

- Cosa succede alla mia pensione se...? Come gestire casi o situazioni particolari? Come coprire ad esempio “buchi previdenzialmente scoperti”? O, ancora, cosa fare in caso di contributi versati a enti diversi? Una sezione dedicata a chi ha o ha avuto un percorso professionale poco lineare ed è preoccupato su cosa accadrà al momento della pensione
 

- A quanto ammonterà la mia pensione? Indicazioni e strumenti utili a farsi una prima idea dell’importo del proprio futuro assegno pensionistico pubblico, informazione essenziale anche a valutare se e come correre ai ripari, ad esempio attraverso soluzioni integrative 


Queste alcune delle grandi domande cui il sito cerca di rispondere per assistere tutti i lettori nella pianificazione del loro futuro previdenziale, non trascurando di dedicare poi un’intera sezione ai protagonisti della previdenza pubblica: uno spazio per saperne di più sulle diverse gestioni INPS e sulle Casse di Previdenza dei liberi professionisti, principali interlocutori cui rivolgersi per avviare e consolidare il proprio percorso pensionistico.  

 

Un quadro della previdenza italiana: i numeri del Rapporto Itinerari Previdenziali 

Nel 2022 il nostro Paese ha destinato a pensioni, sanità e assistenza miliardi 559,513 miliardi: la spesa per prestazioni sociali ha assorbito cioè più della metà di quella pubblica totale. Guardando però alla sola spesa pensionistica di natura previdenziale, comprensiva delle prestazioni IVS (invalidità, vecchiaia e superstiti), il conto è di 247,588 miliardi contro i 238,271 del 2021. 

In particolare, dopo il crollo imputabile a emergenza sanitaria e misure di lockdown, crescono dell’8% le entrate contributive, che si attestano a 224,94 miliardi di euro, valore ampiamente superiore a quello pre-pandemico. Diminuisce di riflesso anche il saldo (negativo) tra entrate e uscite, pari a circa 22,64 miliardi: sul deficit, che scende di quasi 9 miliardi rispetto ai 30 del 2021, incide in particolar modo il disavanzo della gestione dei dipendenti pubblici, che evidenzia da sola un passivo di oltre 39 miliardi. Sono invece 4 le gestioni obbligatorie INPS con saldi positivi, e in recupero rispetto al 2020 anche grazie al progressivo contenimento della pandemia: lavoratori dipendenti, commercianti, lavoratori dello spettacolo, e Gestione Separata dei parasubordinati. Con la sola eccezione dell’INPGI, l’ente previdenziale dei giornalisti, bilanci positivi anche per le Casse privatizzate dei liberi professionisti, per un saldo positivo complessivo di 4.259 milioni che beneficia, proprio come i parasubordinati, soprattutto di un buon rapporto attivi/pensionati. Cala rispetto all’anno pandemico anche l’incidenza della spesa sul PIL, pari al 12,97%; un valore che, ancora di più al netto degli oneri assistenziali per maggiorazioni sociali, integrazioni al minimo e GIAS dei dipendenti pubblici (23,793 miliardi in totale), si dimostra più che in linea con la media europea. 

Dopo un trend positivo avviatosi nel 2009 e proseguito in modo costante fino al 2018 per effetto delle ultime riforme previdenziali, che hanno innalzato gradualmente requisiti anagrafici e contributivi, il numero di pensionati si mostra di nuovo in risalita: nel 2022 (ultimo anno di rilevazione) i percettori di assegno pensionistico sono 16.131.414, vale a dire 32.666 pensionati in più  rispetto al 2021, +0,20% in più in termini di variazione percentuale. Nel dettaglio, degli oltre 16 milioni di pensionati italiani il 51,7% è rappresentato da donne, tra l’altro destinatarie dell’86% del totale delle pensioni di reversibilità (con quote della pensione diretta del dante causa variabili tra il 60% e il 30%, in base al reddito del superstite). Venendo invece alle prestazioni, al 2022 risultano in pagamento 22.772.004 prestazioni pensionistiche, 17.710.006 delle quali erogate nella tipologia IVS, e cui vanno aggiunte 4.420.837 pensioni assistenziali INPS e 641.161 prestazioni indennitarie dell’INAIL. Nel complesso, le prestazioni registrate nel 2021 sono 13.207 in più dell’anno precedente, ma comunque inferiori alle 22.805.765 del 2019: ogni pensionato riceve in media 1,4117 prestazioni, il livello più basso dal 2007. Detto altrimenti, è in pagamento una prestazione ogni 2,584 abitanti, vale a dire circa una per famiglia. 

 

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