I protagonisti della previdenza complementare: fondi pensione e PIP a confronto

Come scegliere la soluzione integrativa più adeguata alle proprie esigenze? Fondi pensione aperti, negoziali, preesistenti e piani individuali pensionistici (PIP): differenze, analogie e caratteristiche dei protagonisti della previdenza complementare

Il mercato della previdenza complementare è ampio e si articola su differenti tipologie di forme pensionistiche, che differiscono tra loro per modalità di istituzione e regole di adesione, per quanto tutte accomunate dalla stessa finalità principale: garantire al lavoratore/pensionato una rendita integrativa della pensione pubblica una volta raggiunta la quiescenza: 

fondi pensione chiusi o negoziali, forme pensionistiche complementari istituite nell’ambito della contrattazione collettiva, nazionale, aziendale o di accordi territoriali;

fondi pensione preesistenti, così chiamati perché istituti ancor prima del decreto legislativo 124/1993, prima legge che ha disciplinato in maniera organica il settore; 

fondi pensione aperti, istituiti da banche, Compagnie di Assicurazione, SGR (società di gestione del risparmio) e SIM (società di intermediazione mobiliare), ma comunque sottoscrivibili sia in via individuale che collettiva; 

PIP o Piani Individuali Pensionistici, forme pensionistiche integrative istituite dalle imprese assicurative e sottoscrivibili esclusivamente per via individuale. 

Per ogni cittadino che scelga di aderire a una forma pensionistica integrativa, si pone quindi la necessità di individuare il fondo/prodotto per lui più conveniente e conoscerne le peculiarità è allora fondamentale per una scelta il più possibile consapevole e coerente con le proprie esigenze (situazione professionale, profilo finanziario, obiettivi di risparmio, propensione al rischio, etc). 

 

Il mercato della previdenza complementare in Italia

Secondo gli ultimi dati COVIP disponibili,  l’Italia conta 332 forme pensionistiche per un totale di 9,240 milioni di iscritti: nel dettaglio, nel nostro Paese a fine 2022 operavano 33 fondi pensione negoziali, 40 fondi aperti, 68 Piani Individuali Pensionistici di tipo assicurativo (i cosiddetti PIP nuovi) e 191 fondi preesistenti. Erano invece 332 a fine 2021 e addirittura 739 nel 1999: una diminuzione che non deve tuttavia trarre in inganno restituendo la (falsa) fotografia di un sistema non in salute ma che, piuttosto, è il frutto di un’inevitabile razionalizzazione, caratterizzata in particolare dalla fusione dei fondi di dimensioni più ridotte.

Al contrario, il consolidamento del sistema trova conferma sul fronte delle risorse accumulate. Al termine dello scorso anno le risorse complessivamente destinate alle prestazioni ammontavano a 205,6 miliardi, vale a dire il 10,8% del PIL e il 4% delle attività finanziarie delle famiglie italiane, con una diminuzione sull’anno precedente di circa 7,6 miliardi di euro (determinata dal saldo negativo della gestione finanziaria per 14,6 miliardi di euro, mentre la gestione previdenziale ha invece generato flussi positivi per 7 miliardi di euro, grazie a contributi per 18,2 miliardi di euro a fronte di uscite per prestazioni e altre voci per 11,2 miliardi. Scendendo ancora più nel dettaglio, vale comunque la pena segnalare che, sempre a fine 2022, erano 51 le forme pensionistiche con più di 1 miliardo di risorse accumulate: 18 fondi pensione negoziali, 11 fondi aperti, 8 PIP e 14 preesistenti che, da soli, cumulano 159,5 miliardi di euro, vale a dire l’80,1% dell’intero sistema. A ogni modo, malgrado i recenti accorpamenti, restano tuttora piuttosto numerose anche le forme pensionistiche di piccole dimensioni: sempre stando all’ultima relazione COVIP, quelle che totalizzano meno di 25 milioni di euro ciascuna sono 126, vale a dire 3 fondi pensione aperti, 19 PIP e 104 fondi pensione preesistenti, non a caso (anche a seguito di operazioni di finanza straordinaria che hanno interessato i gruppo finanziari di appartenenza) tra gli enti maggiormente interessati dal trend di riduzione della numerosità in corso negli ultimi anni. 

Figura 1 – Numero di iscritti a una forma pensionistica integrativa a fine 2022

Figura 1 – Numero di iscritti a una forma pensionistica integrativa a fine 2021

Fonte: Relazione annuale COVIP per l’anno 2022

Per quanto concerne le iscrizioni, i dati della Commissione di Vigilanza mettono in evidenza come tutte le forme pensionistiche abbiano registrato una ripresa delle adesioni dopo il rallentamento registrato nel 2020. Al netto dei trasferimenti interni al sistema sono infatti 476mila  le nuove adesioni datate 2022. A “trainare” il sistema soprattutto le adesioni ai fondi negoziali, che complessivamente contano dunque 3,696 milioni gli iscritti a un fondo pensione negoziale di questi, circa il 40% risulta di fatto iscritto “approfittando” del meccanismo di adesione contrattuale. Per i fondi pensione aperti sono invece 1,796 milioni gli iscritti, mentre per i PIP nuovi 3,527 milioni  e 308mila aderenti per i PIP vecchi, per un totale di 3,795 milioni di aderenti al netto delle doppie posizioni. Completano il quadro 648mila iscritti ai fondi pensione preesistenti. 

 

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