I protagonisti della previdenza complementare: i Piani Individuali Pensionistici (PIP)

Di matrice assicurativa, i PIP consentono l'adesione individuale di chiunque voglia dotarsi di una forma pensionistica integrativa, a prescindere dalla propria condizione professionale: ecco a chi si rivolgono e in che modo funzionano

I Piani individuali pensionistici (PIP) sono forme pensionistiche complementari ad adesione esclusivamente individuale cui può iscriversi chiunque, indipendentemente dalla propria situazione lavorativa, voglia costruirsi una rendita integrativa. Proposti da Compagnie di Assicurazione, sono costituiti – un po’ come accade per i fondi pensione aperti - sotto forma di patrimonio separato e autonomo rispetto a quello della Compagnia che li istituisce e sono destinati unicamente al pagamento delle prestazioni agli iscritti; non possono essere dunque utilizzati per soddisfare i diritti vantati dai creditori della società in caso di fallimento di quest’ultima.

In particolare, i PIP sono realizzati mediante:

- contratti assicurativi di ramo I – ovvero assicurazioni sulla vita – dove la rivalutazione della posizione individuale è collegata a una o più gestioni interne separate;

- contratti assicurativi di ramo III - polizze di tipo unit linked - con la rivalutazione della posizione individuale collegata al valore delle quote di uno o più fondi interni detenuti dall’impresa assicurativa oppure al valore delle quote di fondi comuni di investimento; 

- forme miste, nelle quali la rivalutazione della posizione individuale è collegata a contratti di assicurazione sulla vita di ramo I e III. 

Anche per i PIP l’attività è disciplinata dal Regolamento, documento che - insieme alle Condizioni generali di contratto - definisce le caratteristiche del prodotto, quali l’importo dei contributi, il metodo di calcolo delle prestazioni, le politiche di investimento, i profili organizzativi, le spese a carico degli aderenti e i rapporti con gli stessi quali le modalità di adesione e le informazioni che saranno fornite. Anche in questo caso è la COVIP a vigilare sui PIP e in particolare sul fatto che gestione delle risorse e condizioni di trasparenza e offerta al pubblico siano confermi alla normativa vigente in materia di previdenza complementare (decreto legislativo 252/2005). Resta inteso che è invece competenza dell’IVASS, Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni, verificare i profili di stabilità delle imprese assicurative da cui sono emanati. 

Attenzione! I PIP così funzionanti sono spesso descritti anche come “PIP nuovi”, così da creare un distinguo rispetto ai “vecchi PIP”, vale a dire quelle forme pensionistiche integrative attuate sempre attraverso contratti assicurativi ma istituite prima del riordino della previdenza complementare attuata dal decreto legislativo 252/2005. A differenza dei nuovi, i PIP “vecchi” non possono accogliere nuove iscrizioni e sono pertanto destinati a esaurirsi (anche perché non adeguatosi appunto alla nuova normativa di riferimento). Non solo, questi PIP non sono iscritti all’Albo dei fondi pensione né tantomeno vigilati da COVIP: fanno infatti capo a IVASS. 

La gestione finanziaria delle risorse è in ogni caso effettuata dalla Compagnia che ha istituito il PIP, con possibilità di delega ad altri soggetti abilitati e nel rispetto sia della normativa di riferimento sia di criteri e obiettivi definiti dal Documento sulla politica di investimento. 

 

Chi può aderire a un PIP? 

L’adesione a un PIP è volontaria, indipendente dalla condizione lavorativa e realizzata esclusivamente su base individuale, tanto che i Piani Individuali Pensionistici non possono raccogliere iscrizioni in forma tacita. Può quindi iscriversi chiunque, compresi quanti non abbiano neppure posizioni previdenziali aperte con il sistema pubblico, come ad esempio studenti oppure casalinghe. Fermo restando che i lavoratori subordinati del settore privato possono decidere di versare anche il solo TFR, la posizione individuale viene in questo caso alimentata dal solo aderente, che può scegliere (e modificare nel tempo) sia l’importo sia la periodicità dei propri versamenti. 

Attenzione! Qualche (piccola) differenza con i fondi pensione riguarda la scelta delle possibili linee di investimento. In base alle caratteristiche del PIP cui è iscritto, l’aderente ha infatti la possibilità di scegliere di collegare la rivalutazione della propria posizione a una gestione separata, a dei fondi interni o OICR, oppure a una combinazione di queste due modalità. Peculiarità della gestione separata è una composizione degli investimenti tipicamente prudenziale, cui nella maggioranza dei casi si accompagna anche la garanzia di restituzione del capitale versato o di conseguimento di un rendimento minimo.  

 

I PIP, una breve fotografia del settore 

A fine 2022 i PIP contavano un totale di 4.006.489 posizioni in essere, di cui 3.698.145 relative ai PIP “nuovi”, i quali raccolgono oltre il 92% degli aderenti a Piani Individuali Pensionistici di tipo assicurativo. Comunque spiccato il numero elevato di posizioni non alimentate da contributi, pari a circa il 36,7% del totale, evidenza più significativa tra i lavoratori autonomi (45%) rispetto ai lavoratori dipendenti (30%). 

Per quanto riguarda invece il numero di soggetti attivi meritano in particolare di essere segnalati 68 PIP “nuovi” operativi alla fine dello scorso anno; 36 i PIP chiusi alla raccolta di nuove adesioni. Particolarmente elevata la concentrazione del settore, con l’81% circa degli investimenti in gestione facenti capo a società appartenenti a 5 gruppi assicurativi. 

 

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