I mille volti e protagonisti della parte assicuratrice: a chi rivolgersi per assicurarsi?

La stipula di un contratto di assicurazione può essere affidata a diversi soggetti abilitati per legge alla "distribuzione assicurativa": i possibili interlocutori di quanti vogliono assicurarsi

Una volta individuati dei rischi contro i quali tutelarsi, a chi rivolgersi per concludere un contratto di assicurazione? L’acquisto di una polizza può di fatto avvenire tramite vari canali e soggetti abilitati alla distribuzione assicurativa: può essere ad esempio realizzato telefonicamente o per via telematica, grazie al web; può avvenire rivolgendosi direttamente a una Compagnia di Assicurazione (e ai suoi dipendenti) oppure passando attraverso intermediari assicurativi, che – semplificando - si potrebbe dire hanno proprio il compito di presentare e proporre prodotti assicurativi offrendo poi assistenza e consulenza nella fase di gestione dei contratti eventualmente stipulati. 

Un panorama di interlocutori potenzialmente molto variegato sul quale vigila l’IVASS (l’Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni) anche a mezzo del RUI -  il Registro Unico degli Intermediari  - cui hanno l’obbligo di iscriversi persone fisiche e società che, a vario titolo, intervengono nella filiera della distribuzione assicurativa. Un mercato dunque complesso che, proprio in virtù delle peculiarità e della numerosità dei soggetti coinvolti, può in un primo momento disorientare quanti in quanti sono in cerca di un prodotto assicurativo capace di soddisfare i propri bisogni. Per fare chiarezza, ecco allora una panoramica dettagliata dei principali volti e canali di cui la parte assicuratrice può avvalersi: 

 

Il mercato assicurativo italiano in cifre

Seppur costituita da soggetti privati, l’industria assicurativa fornisce un contributo significativo all’economia e alla società italiana, da una parte mettendo a disposizione dei cittadini una vasta gamma di servizi per la protezione dei rischi e, dall’altra, operando nell’ambito della propria attività investimenti di cui beneficia (almeno in parte) il Paese stesso. Come conseguenza di un nuovo quado regolamentare che facilita gli investimenti innovativi, l’industria assicurativa sta infatti accrescendo la quota di risorse destinate sia a supporto dell’economia reale sia a sostegno di progetti infrastrutturali.

Per avere un ordine di grandezza dell’impatto sull’economia italiana, basti pensare che il settore dà lavoro a circa 300mila persone tra dipendenti (quasi 50mila), operatori delle reti distributive (circa 212mila) e collaboratori, che per effetto delle imposte versa nelle casse dello Stato circa 11-12 miliardi l’anno o, ancora, che gli investimenti degli assicuratori nel Belpaese ammontano a quasi 1.045 miliardi, pari a circa il 60% del PIL.  In particolare, per effetto degli investimenti prudenziali e di lungo periodo che devono essere fatti dalle imprese assicurative a garanzia dei risparmi che vengono loro affidati, le Compagnie di Assicurazione veicolano una parte rilevante di queste risorse acquistando titoli di Stato, principalmente italiani: nel 2021 sono stati circa 427 miliardi gli investimenti fatti in titoli di Stato, di cui 321 miliardi riferibili al debito sovrano italiano e con un’incidenza del 30% notevolmente superiore a quella media europea (14%). 

Ma quanto è grande il mercato assicurativo in Italia? Secondo l’ultima relazione annuale ANIA, le imprese di assicurazione stabilite e operanti nel nostro Paese al 31 dicembre 2021 erano 192, in diminuzione rispetto alle 2010 dell’anno precedente a causa delle numerose fusioni avvenute in corso d’anno. Di queste, 52 esercitavano esclusivamente i rami Vita e 111 esclusivamente i rami danni; 22 imprese li esercitavano sia i rami vita sia i rami danni costituendo in termini di quota di mercato oltre il 35% della raccolta premi totale; esercitavano infine la sola riassicurazione 7 imprese, tutte rappresentanze di imprese estere. Allo stesso anno, i premi complessivi del portafoglio italiano ed esteroal lordo della riassicurazione, raccolti dalle imprese aventi la sede legale in Italia e dalle rappresentanze di imprese estere non comunitarie, sono stati pari a 145,3 miliardi, con un aumento complessivo del 4,7% rispetto al 2020, anno però fortemente condizionato dalla pandemia di COVID-19: in particolare, 37,8 miliardi sono stati raccolti nei rami danni e 107,5 miliardi nei rami vita. Spinta da un generale recupero delle condizioni economico-finanziarie, la crescita del 2021 si è quindi riscontrata sia nel comparto Vita, i cui premi sono aumentati del 4,6%, sia in quello Danni, i cui premi nell’ultimo anno sono aumentati del 5,0%; come conseguenza di questi andamenti, la quota dei premi vita (74%) e dei premi danni (26%) sul totale è rimasta invariata. I premi complessivi, al netto della quota dei premi ceduti (pari a 6,8 miliardi, il 4,7% del totale), hanno infine raggiunto 138,5 miliardi: 31,9 miliardi nel Danni e 106,6 miliardi nel Vita. 

L’Italia è al terzo posto in Europa e nella top ten mondiale per raccolta premi, con una quota di mercato che si aggira tra il 3 % e il 4%. L’incidenza del business assicurativo sul PIL nazionale è del 9,1%. Il rapporto tra volume dei premi e PIL (il cosiddetto indice di penetrazione assicurativa) mostra però un andamento diverso tra Vita e Danni, meritando una riflessione più approfondita. Il peso delle assicurazioni Vita in Italia è sì in continua crescita ma, nel confronto europeo, si evidenziano ampi spazi per un ulteriore sviluppo, soprattutto sul fronte dell’adesione a forme pensionistiche complementari. Nel dettaglio, le Compagnie Vita gestivano nel 2021 un risparmio che superava gli 850 miliardi, pari a quasi il 17% delle attività finanziarie delle famiglie (15,7% la media dei Paesi europei evidenziati); in rapporto al PIL si registrava però un’incidenza di quasi il 50%, a fronte del 55,5% della media europea. Ampi, d’altra parte, anche i margini di crescita sul versante delle assicurazioni a protezione dei beni e del patrimonio. In questo comparto, si stima che in Italia metà della raccolta premi complessiva provenga da coperture assicurative delle imprese e l’altra metà da coperture di individui e famiglie, ma la percentuale è molto diversa tra i vari settori di attività. A titolo esemplificativo, basti pensare che la spesa media annua delle PMI italiane per le coperture assicurative rispetto al resto del mondo è ai livelli più bassi, 14.000 euro rispetto a una media a livello internazionale di quasi 23mila: quasi il 40% delle piccole e medie imprese del nostro Paese non ha sottoscritto assicurazioni per tutelare la propria attività. 

Quale la dimensione e il ruolo della distribuzione assicurativa? Nel 2021 la raccolta premi del comparto Vita è risultata in crescita del 4,5% rispetto all’anno precedente, recuperando totalmente il gap provocato nel 2020 dalla pandemia. Nel dettaglio, gli sportelli bancari e postali, pur confermandosi i principali intermediari del settore, hanno registrato un calo (-2,2%) nella raccolta premi rispetto all’anno precedente, riducendo il proprio peso percentuale aal 55,4% (era 59,2% nel 2020); d’altro canto, con una raccolta premi in forte crescita (+36,5%), i consulenti finanziari abilitati sono diventati nel 2021 la seconda forma più importante per la commercializzazione di polizze Vita, con una quota mercato del 17,9%. Anche la raccolta premi del canale agenziale, dopo il calo registrato nel 2020, è risultata in aumento (+6,6%): tuttavia, pur con una quota di mercato del 15% e in progressiva crescita, nel 2021 gli agenti hanno raccolto un volume premi inferiore a quello dei consulenti finanziari abilitati. In diminuzione invece la vendita diretta, che include oltre a internet e telefono anche la vendita tramite gerenze e/o agenzie in economia; la loro quota di mercato è passata nel 2021 dal 10,9% dell’anno precedente al 9,7%,

Dopo il calo pandemico, nel 2021 anche la raccolta premi dei rami danni è tornata a crescere (+1,8%), risentendo degli effetti positivi di una generalizzata ripresa economica. In particolare, il canale agenziale - cresciuto dell’1,5% in termini di volume premi nel 2021 - si è confermato il canale prevalente nel comparto Danni, con un peso percentuale del 74%, in lieve calo rispetto al 74,2% nel 2020 (tavola 4). Con una crescita nel 2021 inferiore a quella media del ramo, i broker vedono invece ridursi la loro quota all’8,9% , mentre il volume premi raccolto tramite il canale della vendita effettuata direttamente dalle imprese è risultato nel 2021 in aumento (+7,9%), con un valore superiore a quello medio del comparto che ha contribuito a riportare la quota di mercato di questo distributore (4,7%) ai livelli del 2019. Se la raccolta premi degli sportelli bancari e postali è fortemente aumentata nel 2021 e con essa anche la quota di mercato del settore (pari al 7,8%), con una variazione negativa (-7,2%) nella raccolta premi, il peso percentuale della vendita diretta a distanza effettuata esclusivamente tramite internet e telefono registra il valore più basso nel quinquennio analizzato e pari al 4,1%; ancora molto limitata infine la quota di mercato afferente ai consulenti finanziari abilitati (0,5% nel 2021). Scendendo ancora più nel dettaglio, nel settore auto gli agenti si confermano il principale canale d’intermediazione con una raccolta premi che rappresenta poco più dell’83% dell’intero comparto; seguono la vendita diretta a distanza con il 7,8% (tramite telefono o internet), i broker (4,4% del totale) e gli sportelli bancari e postali (3,8%). Per quanto riguarda gli altri rami Danni, gli agenti si confermano il canale prevalente con una quota di mercato pari al 66,7%; perdono d’altra parte punti percentuali i broker, con un valore pari al 12,6%, mentre cresce il peso percentuale degli sportelli bancari e postali (11,1%). 

 

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