Risparmio e investimento: l'importanza dell'orizzonte temporale

Quando si parla di risparmiare o di investire è essenziale la coerenza con i propri obiettivi, ancor di più se in gioco c'è il fattore tempo: cos'è e come si definisce l'orizzonte temporale

Il “fattore tempo” è una delle principali variabili da considerare quando si decide se e come risparmiare o investire i propri risparmi. E, non a caso allora, uno dei concetti chiave per un’accorta pianificazione delle proprie finanze è quello di orizzonte temporale, dove l’orizzonte temporale è per definizione il periodo di tempo, più o meno esteso, nel corso del quale il risparmiatore o investitore è disposto a rinunciare alle (o parte delle) proprie disponibilità finanziarie, così da poterne poi disporre in un periodo successivo, anch’esso a propria volta proiettato in un momento futuro più o meno prossimo. 

Un parametro dunque estremamente soggettivo. La sua definizione dipenderà infatti da una serie di complesse valutazioni, che non possono prescindere dalla specificità della situazione personale (anagrafica, familiare, economica, lavorativa, etc) di ciascun risparmiatore/investitore. Per prima cosa, l’orizzonte temporale dipenderà infatti dall’esigenza – di più breve o di più lungo periodo - che si punta a soddisfare mediante i propri risparmi. Altri fattori che possono incidere sulla sua determinazione sono poi, ad esempio, l’età, le risorse disponibili, vale a dire l’effettiva entità di risparmi accumulati, cui si aggiunge anche l’eventuale disponibilità di entrate correnti, e la propensione al rischio. Che potremmo definire come il “livello di pazienza” del risparmiatore/investitore nel sopportare non solo che i propri risparmi siano sottratti alla propria immediata disponibilità, ma che siano persino lasciati “in balia” delle possibili oscillazioni dei mercati finanziari. 

 

L’orizzonte temporale, definizione e confini 

Pur nell’impossibilità di stabilire dei confini netti, l’orizzonte temporale viene generalmente valutato come di brevissimo o breve periodo quando la sua durata si colloca intorno ai 12-18 mesi, medio quando tocca i 3-4 anni, mentre è lungo quando si colloca tra i 5 e i 10 anni. Naturalmente, è possibile che la “bontà” di una scelta di risparmio o investimento venga proiettata e valutata anche su archi temporali ancora più lunghi (si pensi ad esempio al risparmio previdenziale): in questo caso, si parlerà di orizzonte temporale di lunghissimo periodo. 

Attenzione! Definire il proprio orizzonte temporale è fondamentale per scegliere le soluzioni di investimento più adatte alle proprie esigenze. A necessità differenti corrispondono infatti molti strumenti alternativi, che differiscono tra loro per caratteristiche, finalità, rischi, costi, intermediari di riferimento, e così via. Di per sé, però, la scelta dell’orizzonte temporale non è stringente. 

In linea di massima, pur con schemi e soluzioni che, ancora una volta, dipenderanno dalla soluzione di risparmio o investimento effettivamente scelta (possono essere ad esempio previste delle penali), è infatti di solito possibile ridefinire le proprie necessità davanti a delle mutate esigenze, ad esempio individuali o familiari.  In altre parole, l’orizzonte temporale non è un vincolo dato una volta per tutte, ma casomai l’arco temporale sulla base del quale viene calibrato il proprio piano di risparmio o investimento e sulla base del quale andrebbe valutata anche l’effettiva efficacia della propria strategia. Ed ecco perché cambiare i propri piani strada facendo è un’opzione nella maggior parte dei casi sì possibile sul piano teorico, ma poco indicata o redditizia su quello pratico, soprattutto quando frutto di cambi di programma estemporanei o irrazionali piuttosto che di un reale processo di evoluzione della propria strategia di partenza (o di rinnovate esigenze da soddisfare). 

 

Qualche esempio: diversi orizzonti temporali, diverse soluzioni e finalità! 

Caratteristica principale dell’orizzonte temporale di breve periodo è un lasso di tempo piuttosto ridotto e, quindi, solitamente non sufficiente a recuperare eventuali perdite, anche quando derivanti dalle normali oscillazioni dei mercati finanziari. A prescindere dall’età anagrafica più o meno avanzata, il breve periodo si associa quindi di consueto a strategie e risparmiatori più prudenti, che preferiscono proteggere il proprio patrimonio (magari perché destinato a spese vicine nel tempo o a costituire un “tesoretto” utile ad affrontare eventuali imprevisti) piuttosto che rischiare e provare ad accrescere il capitale di partenza. In altre parole, la priorità è in questi casi non tanto generare rendimenti elevati quanto piuttosto preservare il capitale il quale, peraltro, su lassi temporali così brevi non subisce particolarmente neppure la minaccia di vedersi “eroso” dall’inflazione: ed ecco allora perché orizzonti temporali brevi vanno spesso di pari passo con rischi contenuti

Al contrario, orizzonti di medio o lungo periodo possono più facilmente (ma non necessariamente e il risparmio ai fini previdenziali ne è una buona controprovaandare a braccetto con profili di rischio più elevati e con la ricerca di ritorni elevati, pensati per centrare obiettivi di rendimento più ambiziosi e meno prudenti della “semplice” conservazione del capitale. Maggiore è il tempo a disposizione maggiore è infatti la probabilità di riuscire a ripianare eventuali perdite ma, ancor di più, per provare a sfruttare a proprio vantaggio la volatilità dei mercati. Premesso infatti che i rendimenti passati non sono mai indicativi di quelli futuri, spesso l’esperienza insegna che tanto maggiore è la durata degli investimenti, tanto maggiore è la possibilità di ottenere profitto, minimizzando appunto sul lungo periodo l’impatto di eventuali perdite momentanee. 

 

Restare coerenti con il proprio orizzonte temporale malgrado le difficoltà 

A patto, ovviamente, di saper accettare anche performance negative e restare coerenti con i piani iniziali. Un “errore” molto frequente tra i piccoli investitori è infatti quello di ricercare rendimenti elevati scegliendo soluzioni ad alto rischio, salvo poi decidere di rinunciare ai primi segnali di tensione da parte dei mercati: cambiare idea circa il proprio orizzonte temporale di investimento è sì un’eventualità per l’appunto praticabile, ma non raccomandata o raccomandabile quando non sia il frutto di un reale processo di evoluzione della propria strategia (o di rinnovo delle proprie esigenze) quanto piuttosto figlia di cambi di programma estemporanei o irrazionali. In questo caso, il cambio di piani rischierebbe di concretizzare delle perdite che, viceversa, avrebbero potuto essere del tutto minimizzate, quando non volte in positivo, rispettando una strategia in partenza pensata proprio per dare i suoi frutti su un arco temporale più esteso. 

Detto altrimenti, i mercati finanziari sono spesso imprevedibili, in balia di oscillazioni non solo frequenti ma anche brusche. Ragione per la quale è essenziale non farsi prendere dal panico in occasione di correzioni occasionali, tenendo sempre ben in considerazione sia i propri obiettivi di partenza sia il tempo necessario a centrarli. E, preferendo affidarsi a professionisti ed esperti del settore che aiutino a resistere alla tentazione del market timing, vale a dire alla tentazione di modificare la composizione del proprio portafoglio in risposta a movimenti temporanei. Una delle regole d’oro di una buona pianificazione finanziaria è infatti quella di lasciare ai propri investimenti il tempo sufficiente di realizzare il proprio potenzialerestando coerenti con le proprie strategie anche nel corso di (brevi) fasi di difficoltà e, d’altra parte, resistendo alle promesse di guadagno facile.