Perché scegliere un piano di welfare aziendale? I benefici per azienda e dipendenti
Dall'ottimizzazione del vantaggio fiscale al miglioramento del benessere dei propri dipendenti: tutti i possibili vantaggi associati al welfare aziendale, per azienda... e lavoratori!
I vantaggi - per azienda e lavoratori - derivanti dallintroduzione di un piano welfare possono essere sostanzialmente raggruppati in 3 macrocategorie: 1) ottimizzazione del vantaggio fiscale per l'azienda, secondo quanto previsto dalla normativa vigente e, in particolare, dall'art. 51 e 100 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi; 2) aumento del potere d'acquisto per il dipendente, attraverso non solo benefit detassati ma anche sconti, promozioni, convenzioni, beni o servizi offerti in condizioni esclusive; 3) incremento del benessere aziendale, con conseguente diminuzione di turnover e assenteismo e incremento dellattrattività e della capacità di retention per lazienda.
Tabella 1 Valutazioni di convenienza: erogazione diretta del PdR vs conversione del PdR in servizi di welfare aziendale
Fonte: elaborazioni a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali
Allo scopo di valutare le potenzialità di diffusione, così come i margini di sviluppo del settore, può essere tuttavia utile analizzare nel dettaglio entrambe le prospettive e valutare quindi separatamente i possibili benefici sia per le imprese che optano per il welfare aziendale sia per i dipendenti che ne beneficiano.
Attenzione! Lagevolazione della tassazione IRPEF dal 10 al 5% in caso di erogazione diretta del PdR in busta paga, prevista per il 2023, e rinnovata per il 2024, trova applicazione per i titolari di reddito da lavoro dipendente di importo non superiore, nellanno precedente a quello di percezione delle somme agevolate, a 80.000 euro. Inoltre, resta confermato anche per lanno corrente il limite delle somme ammesse ad agevolazione fiscale pari a 3.000 euro annui.
Il punto di vista del lavoratore: ottimizzazione del vantaggio fiscale e benessere aziendale
Tramite piani di welfare, lazienda può offrire ai lavoratori un panel di servizi e benefit non monetari il cui valore - a parità di costi sostenuti - risulta di fatto superiore rispetto a quello generato dall'erogazione diretta della corrispondente cifra in busta paga in virtù di una maggiore convenienza fiscale.
La differenza è tutt'altro che trascurabile e si traduce dunque per il dipendente innanzitutto in aumento del potere dacquisto della propria retribuzione. A titolo esemplificativo, basterà considerare il caso di un lavoratore che percepisce una retribuzione annuale lorda di 28.000 euro e che riceve un premio di risultato pari a 3.000 euro annui. Le possibilità a riguardo sono di fatto tre: 1) un aumento diretto in busta paga, con conseguente aumento della RAL; 2) il versamento del premio di risultato in busta paga; 3) la conversione del premio di risultato in servizi di welfare aziendale.
Tabella 2 Esempi a confronto (il punto di vista del dipendente)
Fonte: elaborazioni a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali
Come dimostra la tabella, che per semplicità di calcolo non considera né eventuali detrazioni per carichi di famiglia e spese per la produzione del reddito né le agevolazioni fiscali per lavoratore dipendente, il primo caso risulta essere quello più oneroso in termini fiscali, in quanto la RAL sarà interamente assoggettata alle aliquote degli scaglioni IRPEF, per cui laumento di 3mila euro sarà tassato al 35%. Nella seconda ipotesi standard, il premio versato in busta paga sarà soggetto a un'imposta sostitutiva del 10% (comunque più conveniente rispetto al 35% previsto dal primo caso); nella terza opzione (2°caso b) valida, come si è visto, per il solo anno 2023, grazie alla riduzione dellaliquota IRPEF il dipendente potrà ricevere un in busta paga una somma leggermente maggiore rispetto al caso 1 ma pur sempre inferiore rispetto allopzione della conversione. Infatti, nella quarta opzione (caso 3), vale a dire convertendo il premio di risultato in welfare aziendale, il vantaggio fiscale si traduce sia nella completa deducibilità fiscale del premio stesso sia nella completa esenzione della trattenuta dei contributi INPS. Nella pratica, dunque, una vera e propria riduzione del cuneo fiscale e contributivo. Se oltre al vantaggio fiscale derivante dalla detassazione del premio di risultato si aggiungessero anche i contributi destinati a previdenza complementare e sanità integrativa, completamente deducibili entro i limiti previsti dalla normativa, il risparmio in termini di imposte dovute sarebbe poi ancora più marcato.
Riassumendo, il welfare aziendale può dunque offrire al dipendente una duplice opportunità: beneficiare di servizi utili per sé e per i propri dipendenti sui familiari e disporre di risparmio aggiuntivo da impiegare per i propri consumi, favorendo lungo questa via una maggiore "fidelizzazione" nei confronti dell'azienda.
Il punto di vista dellazienda: vantaggi fiscali (e non solo) per limpresa
Il welfare aziendale garantisce un'ottimizzazione del vantaggio fiscale non solo per i dipendenti, ma anche per datori di lavoro e imprese: anche in questo caso, viene in aiuto un esempio. Si consideri allora il caso di un lavoratore che percepisce una retribuzione annuale lorda di 28.000 euro e che riceve un premio di risultato pari a 3.000 euro annui. Le possibilità a riguardo sono di fatto tre: 1) un aumento diretto in busta paga, con conseguente aumento della RAL; 2) il versamento del premio di risultato in busta paga; 3) la conversione del premio di risultato in servizi di welfare aziendale.
Tabella 3 Esempi a confronto (il punto di vista dellazienda)
Fonte: elaborazioni a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali
L'eventualità più conveniente anche per l'impresa è proprio quella della conversione del premio di risultato in servizi di welfare: in questo caso, il vantaggio è correlato non solo alla completa deducibilità del premio, ma anche all'esenzione della trattenuta per contributi INPS. Non solo, se oltre al vantaggio fiscale derivante dalla detassazione del premio di risultato si considerassero anche i contributi destinati a previdenza complementare e sanità integrativa, completamente deducibili all'interno dei limiti previsti dalle rispettive normative, il risparmio in termini di imposte dovute gioverebbe ancor di più sia ai dipendenti sia alle aziende: per le imprese che già prevedono piani di previdenza e assistenza sanitaria, destinare lintero premio di risultato (o una sua parte) a queste due finalità non concorrerebbe al calcolo del tetto massimo di deducibilità annuale.
Dunque, ricapitolando, il welfare aziendale consente un miglioramento dellefficienza fiscale nellallocazione delle risorse, favorendo al contempo il benessere del lavoratore. Dipendenti più soddisfatti da un lato e, dall'altro, una riduzione del cuneo fiscale e contributivo tale da agevolare investimenti in settori aziendale strategici (ad esempio, formazione o tecnologie) incentivano di fatto produttività e sviluppo aziendale, riverberandosi positivamente tanto sulla società quanto sui suoi lavoratori e le loro famiglie. Estremizzando infatti il concetto, si potrebbe affermare che un'impresa sana e di successo non può fare a meno, per essere e mantenersi tale, di dipendenti appagati e soddisfatti del proprio ambiente di lavoro i quali, a propria volta, possono diventare un'utile leva strategica per attrarre nuove risorse di talento: diverse indagini evidenziano infatti come l'erogazione di servizi di welfare aziendale favorisca l'instaurarsi di un rapporto positivo di fiducia tra azienda e dipendente, aumentando da una parte la motivazione e il senso di appartenenza e, dallaltra, sia le prestazioni del personale sia la reputazione dellimpresa stessa, con vantaggi sensibili anche in termini di ritorno d'immagine.