Miniguida al colloquio di lavoro

Come affrontare un colloquio di lavoro? È la domanda che si pone chiunque sia alle prese con una nuova potenziale opportunità professionale: ecco quindi qualche consiglio utile per arrivare preparati al grande giorno...

Il miglior feedback possibile all’invio di un curriculum vitae è indubbiamente un colloquio di lavoro, vale a dire l’invito da parte di un datore di lavoro a un colloquio conoscitivo di approfondimento del proprio profilo sia professionale che personale. Impossibile fornire la “scaletta” di un colloquio standard perché ogni azienda e ogni selezionatore fanno storia a sé ma, indubbiamente, conoscerne alcuni schemi ricorrenti è il modo migliore per affrontarlo senza lasciarsi travolgere dall’ansia, che può assalire soprattutto i candidati alle prime armi.

Passo dopo passo, ecco allora qualche pratico accorgimento da adottare.

 

L’attesa 

Nella maggior parte dei casi, un colloquio inizia – ancor prima dell’incontro con i selezionatori -  dalla sala d’attesa, anche perché presentarsi con un (leggero) anticipo è buona norma per qualunque candidato. Bandita ogni forma di ritardo, anche per avere il tempo necessario a iniziare a carpire qualche utile ultimo dettaglio sull’azienda per la quale ci si sta candidando. A maggior ragione se in presenza di altre persone, è ovviamente importante mantenere anche in questo frangente un profilo professionale, cogliendo magari l’occasione per ricordarsi di spegnere o silenziare il proprio cellulare.

 

L’incontro con il selezionatore 

Talvolta sottovalutata, la stretta di mano iniziale è in realtà fondamentale: bene presentarsi in modo chiaro e preciso. Una volta accomodati, utile poi avere a portata di mano tutto il necessario, tra cui una copia del proprio cv aggiornato. Naturalmente, per dare di sé una buona prima impressione, anche la scelta dell’abbigliamento è determinante, perché – inutile negarlo – a un colloquio di lavoro l’abito fa il monaco.

Meglio optare per soluzioni eleganti e formali, seppur con deroghe ed eccezioni in funzione del contesto (un colloquio di lavoro in ambito moda permetterà ad esempio di osare qualcosa in più rispetto a quello riservato a un funzionario bancario) e, in ogni caso, mai apparire sciatti o trasandati. Per questa stessa ragione, così come per non tradire eccessivamente l’ansia da stemperare, meglio evitare nel corso del colloquio di toccarsi continuamente i capelli, mordersi le unghie o, ancora, di giocare con la cancelleria che ci verrà magari messa a disposizione.

 

La conversazione 

Prepararsi è bene, non prepararsi troppo è meglio. Sembra un paradosso ma, davanti a domande che tendono solitamente a ripetersi colloquio dopo colloquio, il candidato previdente è quello che ha ormai le idee chiare su come presentarsi o che ha approfondito abbastanza le ricerche sul potenziale datore di lavoro da non lasciarsi cogliere impreparato, ma che al tempo stesso risponde senza dare l'impressione di recitare un copione imparato a memoria. Esercitarsi sui quesiti più ricorrenti aiuta senza dubbio a mostrarsi più sicuri, a patto però di non apparire troppo costruiti e sicuri di sé o, ancora, di entrare nel panico e fare scena muta alla prima domanda imprevista. 

Le risposte sono importanti, ma le domande che si rivolgono al proprio futuro datore di lavoro lo sono altrettanto: domande pertinenti sulle proprie mansioni o sull’organizzazione della società sono in genere molto bene valutate dai recruiter, ma attenzione anche agli argomenti più scomodi, come la retribuzione, sulla quale è giusto informarsi ma senza porre interrogativi troppo diretti o colloquiali nel corso della prima chiacchierata conoscitiva.

Accanto alla comunicazione verbale, è bene poi curare anche gestualità, postura e tono di voce: ad esempio, un buon modo per manifestarsi partecipi è cercare costantemente con lo sguardo il proprio interlocutore, rivolgendo l’attenzione a tutti i presenti nel caso di più selezionatori al tavolo.

 

Il secondo colloquio 

Al primo colloquio, spesso detto conoscitivo perché consente ai selezionatori di farsi una prima idea dei candidati con conseguente scrematura dei profili meno adatti, possono poi seguire ulteriori colloqui di approfondimento, spesso di natura estremamente varia, così da sondare nel dettaglio competenze e abilità del candidato. Possono dunque cambiare gli interlocutori e talvolta anche le modalità, che possono farsi di gruppo, telefoniche o, ancora, prevedere la somministrazione di test attitudinali, di logica o in una lingua straniera.

 

Dopo il colloquio di lavoro 

Una volta concluso l’iter di selezione, non resta che aspettare il temuto “verdetto”. Nell’attesa, oltre che dedicarsi ad altri colloqui, ci sono però alcuni utili accorgimenti da mettere in pratica: un gesto che palesa interesse e motivazione è ad esempio inviare una mail al selezionatore, ringraziando del colloquio sostenuto. Anche qui però a patto di non esagerare, ad esempio richiedendo con troppa fretta o insistenza notizie sullo stato di avanzamento della selezione.

E se non dovesse andare bene, mai perdersi d’animo: tante sono le motivazioni, magari persino indipendenti dal colloquio stesso, che potrebbero aver spinto a scegliere un altro candidato. Il solo fatto di aver già sostenuto un colloquio è di per sé un segnale positivo circa la capacità del proprio cv di suscitare interesse. Meglio allora non abbattersi e concentrarsi sugli aspetti positivi… in vista di nuove opportunità!